IL Decreto cyber


 

 

 

 

 

 

 

La Camera nel 2019 ha approvato il Decreto cyber

LA SUA EVOLUZIONE HA DEGENERATO, E IMMAGINO COSA HANNO POTUTO INSTAURARE QUESTI POLITICI QUANDO HANNO USATO IL LOCKDOWN PER INSTALLARE ULTERIORI “PORCHERIE” . 

E I PERICOLI CHE SI NASCONDONO DIETRO CERTE TECNOLOGIE CHE SE NON DEBITAMENTE CONTROLLATE SONO MINACCE COSTANTI ALLA NOSTRA LIBERTA’ E SALUTE!! 

SONO ANNI CHE NASCONDONO ANTENNE E DISPOSITIVI DI CONTROLLO.

E QUANTI ALTRI SISTEMI STANNO INSTALLANDO, IMPONENDOLI O SONO ANCORA IGNOTI? E CHI LI GESTISCE?  

Non ci possiamo più fidare, stanno operando illeciti su illeciti!!

E mentre l’America dice alla Cina

non possiamo permettere che prodotti, tecnologie e software statunitensi che supportano la scienza medica e l’innovazione biotecnica vengano deviati verso usi contrari alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti

i dementi al Governo Italiano stringono patti con i folli cinesi.

La Repubblica Popolare Cinese sta scegliendo di utilizzare queste tecnologie per perseguire il controllo sulla sua popolazione e la sua repressione dei membri delle minoranze etniche e religiose», ha scritto in una dichiarazione il segretario al Commercio degli Stati Uniti Gina Raimondo riferendosi alla Repubblica popolare cinese e alle violazioni dei diritti umani nella regione dell’estremo ovest cinese dello Xinjiang

Ricordo che anche i cattolici in Cina non sono liberi e che tutto deve essere monitorato tramite la dittatura.

Gli istituti di ricerca presi di mira dalle ultime azioni statunitensi includono centri focalizzati su trasfusioni di sangue, bioingegneria e tossicologia

E ora leggo che…

Anche Huawei è profondamente coinvolta nella sorveglianza, repressione e persecuzione in corso contro gli uiguri e altre comunità di minoranze etniche musulmane nello Xinjiang […] con la fornitura di telecamere di sorveglianza, centri di comando e controllo, tecnologie di riconoscimento facciale e di targhe automobilistiche, laboratori di dati, coordinamento e collaborazione con l’intelligence e sistemi portatili di spiegamento rapido per le emergenze. […] Il lavoro di Huawei nello Xinjiang è esteso e la società lavora direttamente con gli uffici di sicurezza pubblica del Governo cinese e le forze di polizia nella regione”.

Del resto, l’influenza – attraverso l’infiltrazione – del PCC, il Partito Comunista Cinese al potere ormai da più di 70 anni in Cina, nelle società private è aumentata notevolmente nell’ultimo decennio. In particolare, Si ritiene che le società di Internet e di tecnologia abbiano al loro interno la percentuale più alta di comitati del partito del PCC di tutto il settore privato cinese.

Questa crescente influenza si estende anche alle società straniere. Per dare qualche dato, lo stesso Dipartimento per l’Organizzazione del PCC ha recentemente affermato che il 70% delle 100.000 imprese straniere in Cina possiede al suo interno qualche forma di organizzazione del partito. In un articolo del 2017, pubblicato su una delle più importanti riviste del PCC , i funzionari della Cyber ​​Administration of China (il principale regolatore cinese di Internet) hanno apertamente teorizzato la necessità di sviluppare controlli in modo che “le idee del partito diventino sempre di più la voce più forte nel cyberspazio”, attraverso il “rafforzamento dell’influenza globale di società di Internet come Alibaba, Tencent, Baidu [e] Huawei” e l’impegno “a spingere la proposta cinese di governance di Internet verso un consenso internazionale”.

Sono numerosissimi ormai, i sistemi con i quali la Cina controlla ogni dettaglio e ogni istante della vita dei propri cittadini. Uno dei più eclatanti è quello che – invece delle api-drone immaginate in un episodio della popolare serie fantascientifica Black Mirror – prevede l’utilizzo di droni… uccello.

Più di trenta agenzie militari e governative cinesi utilizzano infatti da diverso tempo dei droni in tutto e per tutto uguali a uccelli veri, per spiare i cittadini in almeno cinque provincie cinesi. Questi uccelli robotizzati sono stati progettati per apparire assolutamente identici a un volatile reale, simulandone al 90 per cento i movimenti, il battito delle ali e le evoluzioni tipiche nel cielo. Sono talmente realistici e silenziosi nel loro funzionamento, che spesso i tecnici che li hanno creati hanno potuto osservare come gli uccelli veri non disdegnino di volare in uno stormo insieme a loro. Dotati di telecamere ad altissima definizione, localizzatore gps satellitare e collegati al sistema globale di riconoscimento facciale a terra, sono in grado di riconoscere e indentificare un individuo ricercato – e magari qualche temutissimo “terrorista” uiguro – in pochi secondi. Mentre volano.

Del resto, la Cina ha ormai portato a inquietanti livelli di sofisticazione la tecnologia di riconoscimento facciale, mettendo a punto un sistema – basato su un database formato da quasi un miliardo e trecento milioni di immagini – che consente l’identificazione di un volto in pochi secondi e con una precisione nei risultati superiore al 90 per cento.

Secondo il «New York Times», prima della pandemia in Cina c’erano oltre 200 milioni di telecamere sparse sul territorio, tutte interconnesse e in grado di funzionare con questo software. Non ci sono luoghi vietati alle telecamere in Cina, compresi i bagni pubblici nei grandi magazzini e i centri massaggi…

Una scuola dell’Est della Cina ha deciso di installare telecamere all’interno delle aule per analizzare l’espressione facciale degli studenti durante le lezioni: se si distraevano, un apposito programma memorizzava l’infrazione” e lo studente si trovava abbassata automaticamente la media oppure, dopo la terza infrazione, rischiava addirittura la sospensione.

Durante le vacanze per l’ultimo Capodanno cinese – pre pandemia – quando milioni e milioni di persone in Cina si sono messe – come è tradizione – in viaggio per tornare ai loro villaggi a visitare i parenti o semplicemente per andare in vacanza, i poliziotti in servizio alla stazione del treno ad alta velocità di Zhengzhou Est, sono stati dotati di speciali occhiali computerizzati e programmati per il riconoscimento facciale istantaneo. Grazie ai quali, in quella sola settimana, sono stati individuati e arrestati sette latitanti condannati per traffico di esseri umani e smascherati 26 casi di furto di identità.

Tiepide proteste si sono alzate, in verità, nell’opinione pubblica cinese, contro queste marchiane violazioni della privacy, ma il governo ha chiuso la questione dichiarando che questi apparati aiutano la polizia a catturare criminali e latitanti. Citando l’esempio di un pericoloso criminale che è stato catturato proprio grazie all’uso di queste tecnologie avanzate, tra oltre 50 mila fotografie di sospettati. Discussione chiusa.

Ma il controllo pervasivo non si limita a questo, estendendosi persino alla produttività del singolo lavoratore. Se si osservano infatti con attenzione le uniformi degli operai al lavoro alle linee di produzione della Hangzhou Chongheng Electric, apparentemente non si nota nulla di particolare. Ma guardando bene i caschetti di protezione che devono obbligatoriamente indossare, al suo interno si troveranno dei sensori wireless per monitorare le loro onde cerebrali. Ogni volta che l’operaio prova emozioni come stress, rabbia, ansia o tristezza, un software registra tutto e utilizza i dati per regolare la frequenza e la durata delle pause, al fine di ottimizzare il rendimento di ogni lavoratore.

Tutto questo è perfettamente legale, in Cina.

C’è poi l’inquietante capitolo del controllo pervasivo dei debitori e dell’incoraggiamento della delazione. “Non fidarti mai del tuo vicino!”, dice in pratica il governo: “osservalo, controllalo e, al minimo sospetto, denuncialo!”.

Fin dal 2014 il governo cinese ha implementato lo sviluppo di un’enorme banca dati per raccogliere i nominativi dei debitori conclamati: se non paghi una multa, o la rata del mutuo oppure hai un debito nei confronti della pubblica amministrazione, finisci là dentro, marchiato a vita. Niente di strano, si dirà, in fondo anche da noi in occidente esistono banche dati di questo tipo, utilizzate dagli istituti di credito o dalle società finanziarie per valutare l’affidabilità di un soggetto. La non ininfluente differenza, però, è che in Cina l’accesso a queste banche dati è assolutamente pubblico e consentito a chiunque. E per facilitarne la consultazione, è disponibile una applicazione che si può gratuitamente scaricare sullo smartphone denominata Laolai Map (Laolai è il termine popolare che si usa in Cina per definire uno che non paga: a Roma direbbero «’na Sola», per esempio, uno che “tira pacchi” o piazza fregature, insomma, lasciando in giro quelli che, sempre nella colorita parlata romanesca, si chiamano “buffi”). E quel che è peggio è che questa app non è frutto dell’iniziativa imprenditoriale di qualche privato, ma è voluta e commissionata direttamente dall’Alta corte del Popolo della provincia di Hebei, vicino a Pechino. Utilizzando questa applicazione, collegata al gps, sul proprio smartphone si apre una mappa dove si “illuminano” i nominativi dei debitori incalliti nel raggio di 500 o 1000 metri dalla nostra posizione, a seconda delle impostazioni. Con tanto di piccola foto, nome, cognome e indirizzo.

Ai debitori, implacabilmente e soprattutto pubblicamente schedati e sottoposti a quella che a noi sembra in tutto e per tutto una pubblica gogna tecnologica – ma che i cinesi a quanto pare trovano perfettamente accettabile – viene inibita per legge la possibilità di acquistare biglietti aerei e di treni ad alta velocità, di iscrivere i figli a scuole costose, di acquistare casa e persino di alloggiare in alberghi troppo cari.

Insomma: microdroni ad altissima tecnologia per spiare ogni cittadino, tecnologie di riconoscimento facciale avanzatissime per sostenere la repressione delle minoranze, applicazioni per identificare in tempo reale i debitori che vivono vicino a casa… Ce n’è abbastanza per far sembrare George Orwell uno che mancava di fantasia.

Ma il “modello cinese” dell’autoritarismo abilitato digitalmente si sta diffondendo ben oltre i confini della Cina. L’uso della tecnologia per la repressione, la censura, la chiusura di Internet e il targeting di blogger, giornalisti e attivisti per i diritti umani stanno diventando sempre più pratiche standard per i regimi non democratici di tutto il mondo.

Sistemi avanzati di controllo spesso installati e messi a punto con l’aiuto, il finanziamento e l’assistenza tecnica degli esperti di Pechino. Come il recente caso dei generali golpisti e stragisti in Myanmar, destinatari di alcuni arei cargo provenienti dalla regione di confine cinese dello Yunnan e atterrati nelle scorse settimane all’aeroporto di Yangon, pieni di attrezzature e di esperti cinesi necessari a installare nel Paese un “grande Firewall”, sul modello di quello attivo in Cina da molto tempo, per bloccare, controllare e censurare tutto il traffico internet.

Io non metterò mai piede in un  negozio cinese e mi procurerà di verificare la provenienza di ogni prodotto. Questo popolo volutamente schiavo mi disgusta, sono milioni e potrebbero cambiare tutto in un secondo!!

E il nostro Governo Italiano cosa regala alla Cina? I 5 stelle così tanto malati cosa stanno provocando in Italia? Dato che ogni partecipazione e installazione cinese infila membri di quella banda di delinquenti del PCC nelle postazioni attive nel territorio?

Dimenticatevi della giustizia sommaria per abuso tecnologico, sono sopraffazioni abusi, che danno l’illusione ai deliranti di poter andare oltre  diverremo i prossimi bersagli  e non si salverebbe nessuno!!

L’odio a tali dimensioni genera solo odio, punto!!

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